FESTA DI POPOLO
Sarà una delle esperienza più forti e toccanti che potrai vivere se ami il turismo religioso. Parliamo dei festeggiamenti in onore dei Santi Medici, Cosma e Damiano. Da una lunga tradizione emerge una particolare devozione riservata dai monopolitani ai due fratelli che, pur non essendo mai stati ufficialmente patroni, la comunità venera con festeggiamenti quasi pari a quelli riservati alla protettrice, la Madonna della Madia. Una tipica ed autentica “religione del popolo”, in quanto la comunità ha sempre preferito tenere a portata di mano (e di preghiera) questi medici santi. Infatti Cosma e Damiano erano, per storia, guaritori generici di grande fama, tra l’altro già patroni di medici, di chirurghi, di farmacisti e barbieri. Invocati soprattutto dalla gente nei momenti difficili dell’infermità: si ricorre a loro quasi a conforto, poiché la malattia è uno degli “imprevisti” più difficoltosi della vita di un essere umano e, pertanto, gli si chiede un intervento diretto senza intercedere presso Dio.
UNA PARTECIPATA PROCESSIONE
La festa in loro onore viene celebrata per tre giorni durante il primo fine settimana di giugno e con la “regia” della congrega di S. Cataldo. A decretare l’apertura dei festeggiamenti e a sancire uno dei momenti più corali del programma è il mattutino appuntamento del sabato che inizia dinanzi la chiesa di S. Domenico e irrompe con un’enorme folla di partecipanti nella routine della città. Si inizia con l’esposizione della piccola statua lignea di San Cataldo, su di un sontuoso “altarino” presso largo Plebiscito. Un atto pubblico per ricordare anche questo santo originario dell’Irlanda, per il cui culto ha avuto genesi l’omonima confraternita locale che più tardi ha finito per riservare venerazione soprattutto ai Santi Medici. I fedeli si radunano dinanzi la chiesa di S. Domenico in attesa dell’uscita dei simulacri, dove ad attenderli c’è anche la banda cittadina, pronta a “salutare” l’uscita. Segue poi una lunga e partecipata processione.
IL CERO, SEGNO DI DEVOZIONE
In processione, le due statue, con toghe dottorali di puro stile spagnoleggiante, sono dinanzi la stata lignea di San Cataldo, dal vistoso mantello color giallo, portato anch’esso in processione. I tre santi procedono insieme, portati a spalla per tutto il corteo. Le immagini vengono portate in Cattedrale, e da qui ripartono la sera del giorno dopo per una lunga e conclusiva processione che, attraversando il cuore del “paese vecchio”, antico fulcro dell’origine culturale, si scioglie nella chiesa di S. Domenico. I fedeli, in solenne processione, portavano e portano sempre un cero acceso. Il cero assume anch’esso importanza in quanto le sue dimensioni, specialmente in passato, erano proporzionali alla grazia richiesta. Nel corso degli anni addirittura poteva crescere di grandezza, soprattutto se il santo non si mostrava solerte nell’intervento miracolistico. Tanti sono i ceri accesi in chiesa e in processione, che hanno assunto anche una semplice funzione celebrativa nei confronti dei Santi Medici.
I fedeli di una volta, inoltre, cercavano in ogni modo di “conquistarsi” la salute terrena e donavano, quali ex-voto, degli oggetti preziosi che denotavano rinuncia e sacrificio (anelli, orecchini, bracciali). Tutti questi preziosi venivano appesi alle loro vesti o posti ai polsi delle statue. Donazioni che in piccola parte ancor oggi si registrano.
Netta la dominanza del nero nelle vesti delle consorelle e nel mantello dei santi che viene baciato, insieme ai piedi della statue, quasi per riceverne una sorta di potere taumaturgico e una forma di protezione. Sempre in segno di assoluta venerazione molte donne vanno in processione scalze. La festa è caratterizzata da un tripudio di luci, suoni e colori. I festeggiamenti, segno di identificazione e condivisione, trovano delle proprie usanze anche a tavola: in questo caso, nella tradizione del preparare in casa o acquistare dalle bancarelle la tipica focaccia con le patate.