Tra mare e bassa collina alcuni esempi di masseria davvero interessanti. A non molta distanza dalla città godrai della bellezza della masseria Catalluccio. Per chiudere questo piccolo tour di turismo esperienziale ti consigliamo nuovamente una finale puntatina verso il mare, ma questa volta per visitare le Masserie Spina Grande e Spina Piccola. Due masserie fortificate collegate l’una all’altra: la più antica è Spina Piccola, torre cinquecentesca su due piani. Di tutt’altra fattura la vicina Spina Grande, costruita in carparo, coperta di rosso con la sua monumentale facciata.
Masseria Catalluccio
Distendendosi bianca come un’oasi in zona pedemurgiana, la colonica Catalluccio, dal punto di vista architettonico, presenta un’inconfondibile differenza tipologica: è priva di elemento a torre, ma non per questo manca di componenti di fortificazione, come ad esempio, il perimetrale muro di cinta, interrotto solo da un modesto arco di ingresso. Il complesso, compatto nella sua totalità, è edificato in pietra locale e ricoperto dalla tradizionale calce bianca. Voluto da un certo Don Cataldo, del quale sappiamo poco e dal quale certamente deriva il nome, fu costruito nel Settecento e subì ampliamenti nel 1882. Difficile risulta la lettura del corpo originario. Il primo piano dell’abitazione è raggiungibile attraverso due geometriche scale esterne, con parapetto in muratura che immettono su di un ballatoio a terrazzo. L’ampio prospetto centrale è impreziosito da quattro imperiose caditoie, in corrispondenza delle aperture. Intorno alla corte interna si trovano diversi locali, ma ad attirare l’attenzione sono soprattutto gli ambienti del pianoterra, ricavati all’interno delle arcate di supporto del terrazzo – ballatoio. Volte a crociera e otto ampi vani conferiscono particolare bellezza al piano padronale. Lungo il viale che porta alla masseria, sormontato da una croce e ricavato nella roccia, un arco d’accesso, rivela un interessante insediamento rupestre, contraddistinto da un affresco sovrastante. Il grande anfratto, sostenuto al centro da alcuni pilastri in pietra, fu un tempo luogo di culto religioso, poi di certo adibito a frantoio.
Masseria Spina grande
La nobiltà del complesso si respira per l’elegante ed armoniosa facciata, preannunciata da una imperiosa doppia scalinata con balaustra e loggiato. Come attestano fonti d’archivio, questa masseria, costruita da Chiantera, passata per matrimonio a diverse famiglie gli Spina gli Ammazzalorsa per tutta la prima metà del Settecento. Nel 1757 venne poi acquistata dalla nobile famiglia dei Martinelli di Mola. Solo nel 1885, ancora per matrimonio, passò al ramo dei Meo Evoli, ancora oggi proprietari. Ad ogni passaggio di proprietà la torre originaria subisce degli ampliamenti ma la sostanziale trasformazione della masseria, sviluppata su tre piani, cintata e munita di feritoie, avvenne nel 1762, quando al corpo di fabbrica originario venne sovrapposto il porticato con scala. Infatti, oggi su questo prospetto le caditoie sono scomparse. Ad alleggerire la facciata vi sono tre ampie arcate, dalle quali si può ammirare la campagna, qua e là interrotta dalla crescita urbana. Piuttosto singolare risulta la posizione del complesso, che pur essendo vicino al mare, presenta il suo prospetto principale rivolto ai monti. L’ex abitazione del colono è situata al piano rialzato, insieme ad alcuni ambienti padronali, mentre la raffinata abitazione del proprietario, con grandi stanze voltate, è collocata all’ultimo piano. Il materiale di costruzione è il carparo, di un accattivante rosso vellutato, mentre le varie decorazioni sono state lasciate in pietra naturale. L’ariosa corte racchiude spazi un tempo fruibili per esigenze agricole: lamioni e ovili, oggi trasformati in confortevoli luoghi per ristorazione, ricevimenti e convegni, residenze storiche. Anche il culto religioso è stato uno dei fattori aggreganti. La chiesetta dell’Immacolata settecentesca, comunicante con gli interni, fa bella mostra di un orientaleggiante campaniletto. Sul frontale della chiesa nelle apposite nicchie sono custoditi Sant’Irene, San Michele e, sul portale d’ingresso San Vincenzo, in una cornice di elementi decorativi quali particolari finestre, coronamenti ad archi e festoni.
Masseria Spina piccola
Un’alta e semplice torre fortificata a due piani e a base quadrata. Fu costruita nel Cinquecento e appartenne alla famiglia Proscia. Il suo coronamento è decorato da beccatelli e da interposte lunette triangolari. Nella sostanza, con la sua evidente compattezza strutturale, riprende lo schema semplice delle torri costiere, necessarie per l’avvistamento. Una caditoia posta al centro di ogni facciata protegge l’ingresso e le finestre: davvero poche ed essenziali le aperture prospettiche. Svettante verso l’azzurro, quasi di sé orgogliosa, sembra guardare con indifferenza la più ricca e monumentale Spina grande, sicura di essere, con il suo sfondo mediterraneo, una vera tentazione per un pittore impressionista. L’originario ponte levatoio è stato sostituito da un ponticello in muratura a difesa della struttura, nel Seicento, fu costruita una stalla e un muro di cinta interrotto solo da un modesto arco d’ingresso, alle spalle del quale si nasconde una vera e propria postazione di vedetta. Dal pianoterra, invece, si accede a due locali. Internamente la torre in carparo si presenta con quattro ambienti voltati a botte, due a piano terra e due al primo piano. La torre divenne proprietà dei Martinelli nella seconda metà del 1700, che convertirono il vicino insediamento rupestre, adibito a frantoio, in tintoria della seta che producevano in masseria. Di epoca più recente rispetto alla torre è il primitivo insediamento rupestre con i resti di una sovrastante croce. Alla sinistra della torre, si intravede l’ingresso con scala a gradoni di questo anfratto che conserva sul frontale l’ampio affresco di una Vergine con i Santi Marino e Francesco da Paola.
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