Anche quest’anno si rinnovano i festeggiamenti in onore di Santa Lucia presso la chiesetta di via Cavour.  Il Triduo di preparazione si terrà dal 10 al 12 dicembre 2016 con la recita del Santo Rosario, alle ore 16.45 seguita dalla celebrazione eucaristica alle ore 17.30. Una ricorrenza dell’agenda della tradizione locale che rappresenta un bene immateriale con una suo appeal anche in chiave turistico-culturale.

Martedì 13 dicembre le celebrazioni riservate alla Santa Protettrice si terranno alle ore 6.00 / 7.30 / 9.00/10.30 e 16.00. Seguirà la recita del Santo Rosario alle ore 17.30 ed una celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo della Diocesi Conversano-Monopoli, Mons. Giuseppe Favale.

Al termine della funzione religiosa, la processione della venerata immagine e della reliquia di S. Lucia si snoderà per le vie del quartiere. I festeggiamenti si concluderanno domenica 18 dicembre,

Ricordiamo che la festa di S. Lucia è legata da sempre alla fiera che si tiene il 13 dicembre di ogni anno nel tratto di strada di via Cavour prospiciente la chiesa, le cui luminarie, insieme alle luci natalizie dei balconi, sembrano essere in consonanza religiosa con il concetto di luce che la martire simboleggia.

La tradizione vuole che abbia inizio fin dalle prime luci dell’alba e prosegua per l’intera giornata. La festa di Santa Lucia, inoltre, veniva prima preceduta dalla celebrazione di un Novenario di preghiere e S. Messa, mentre adesso viene officiato un triduo di preghiere, solenne e predicato.

La fiera presenta numerose bancarelle natalizie: addobbi e materiali per presepi ed alberi, statuine di ogni genere (dal Bambinello ai Magi, all’infinita serie di personaggi, di varie dimensioni), realizzati in cartapesta, gesso o creta da artigiani locali detti Bannìnestē (da Bannìne, il Bambino Gesù).

Nel corso degli anni è stata anche la fiera dei fidanzati e dei giocattoli; i bambini erano disposti ad una levataccia per andare alla prima messa alle cinque del mattino, pur di ottenere poi il giocattolo desiderato.

Per i giovani fidanzati poi c’era l’usanza di acquistare “ u coccherìdde” (piccole ciotole colorate in terracotta) per donarlo all’amata ed anche alla futura suocera per conquistarne la simpatia; obbligo che valeva anche per la nuora e non farlo, era proprio malacreanza, che non deponeva a suo favore nella famiglia del futuro marito.

Nella tradizione popolare il dono viene fatto perché Santa Lucia è considerata dispensatrice di regali. Per questo motivo si tramanda il detto: “ Àcce vè a fère de Sènde Lucē sènze denèere pàrte allegré i t- tòrne emerè”, che significa: chi va alla fiera di Santa Lucia senza danari, allegro s’avvia e torna amaro.

Altre espressioni dialettali ruotano attorno all’elemento della luce solare e alla santa (dopo il 13, il giorno più corto, la luce ricomincia a crescere) : “A s- sènde Luce, nu péde dejaddìne è l- lònghe â notte i ammènghe  â de” ( A Santa Lucia s’allunga la notte e  decresce il dì); “Dâ Mmacculate a s- sènde Luce, j- ê còrte â de”  (Dall’Immacolata a Santa Lucia è breve il dì).

Una volta era anche diffusa l’usanza di preparare nel giorno della santa dolci tipici, a forma di numero otto, detti “occhi di santa Lucia”; in occasione di questa fase, le donne di famiglia cominciavano a “mettere le mani nella pasta”, cioè a preparare altri dolciumi tipici del periodo natalizio come le cartellate, le pettole, i purcidd (porcelli, un torrone economico) o la pelàmme (ciambella di pasta con al centro una croce e coperta di bianco giulebbe).

Nonostante gli aspetti consumistici della fiera – mercato odierna, la festività ha conservato la sua originaria dimensione con momenti di religiosità come la solenne processione per le vie del quartiere e le messe, il tutto curato da un comitato festa della  confraternita.

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