Monopoli rupestre
I grandi uliveti sono incisi da pittoreschi solchi nella roccia, detti lame. Essi sono il frutto del passaggio millenario delle acque convogliate dalle colline verso il mare. Il loro andamento è perpendicolare alla linea di costa. L’uomo ha reso più efficiente questo naturale sistema di disciplina delle acque meteoriche attraverso la realizzazione di canali artificiali, detti “menatore” nella lingua locale, che confluiscono nell’alveo delle lame. Inoltre, a partire dall’Alto medioevo, gli abitanti del territorio hanno sfruttato il tipo di roccia delle pareti dei lunghi canali, scavando per ricavare ambienti destinati gli usi più disparati. Sono state realizzate stalle, frantoi, mulini, persino abitazioni e cripte. Queste ultime sono impreziosite da meravigliosi cicli di affreschi in forme e colori di ispirazione bizantina. Le chiese in rupe interessano sia lo spazio urbano (ve ne sono cinque) sia il territorio rurale. L’abitato medievale era circondato da due lame, attualmente in buona parte interrate, che da una parte costituivano una difesa naturale, dall’altra una riserva d’acqua. Una di esse è Lama Belvedere, sul versante occidentale della città, nota nella cartografia comunale con il toponimo di Torrente Ferraricchio. Il nome attuale è derivato dalla seicentesca Masseria Belvedere. La lama costituisce un canale di collegamento tra il porto e le campagne. Numerose grotte testimoniano una importante presenza umana in un lungo arco di secoli. Seguendone il corso si incontrano cisterne davanti ai vani d’accesso e collegamenti tra le diverse cavità.
L’altro canale, che lambiva la città sul versante orientale giungendo fino a Cala Porta vecchia, corrisponde a Lama Don Angelo, che custodisce un vero e proprio capolavoro rupestre: la cripta dello Spirito Santo. Il monumento, ubicato poco oltre il cimitero in contrada Sant’Andrea, risale all’XI secolo e nell’architettura arieggia una chiesa romanica con colonne ed elaborati capitelli. Infatti, all’interno tre navate sono divise da tre coppie di pilastri e colonne, su cui si impostano archi a tutto sesto che creano l’effetto visivo di vere e proprie volte a crociera. Se ne ricava la potente impressione di un ambiente simile a una basilica. Due absidi e resti di affreschi accentuano il fascino della chiesa.
Ogni lama reca le tracce di un insediamento in rupe e di chiese scavate nella roccia.
Il villaggio rupestre dei Santi Andrea e Procopio, in contrada L’Assunta presso masseria Rosati, rappresenta un pregevole esempio di comunità rurale medievale. La cripta è ricca di tracce notevoli di affreschi del XIII secolo. Un san Giorgio a cavallo, paladino dei crociati, i santi medici Cosma e Damiano e sant’Eligio, protettore dei fabbri, sono segni tangibili del culto di santi vicini alle attività e al sentire del piccolo gruppo rurale, impegnato nella coltivazione degli uliveti, dei seminativi e nell’allevamento.
Inoltre, nella costellazione di cripte e villaggi del ricco territorio monopolitano è possibile visitare il Santuario rupestre di Santa Cecilia, collocato all’interno dell’Orto Botanico Lama degli Ulivi, in contrada Conchia, o ammirare resti di affreschi di una crocifissione di un Arcangelo presso la cripta di Cristo campanarello presso Masseria Zaccaria in contrada Lamantia.